La prima volta che lo vidi giocare pensai : “ma questo qui che ci fa in Eccellenza! Un giocatore di altra categoria”. Per non parlare poi di quella volta che alla fine della partita esce dagli spogliatoi arrabbiatissimo per recarsi all’ospedale con la testa fasciata per un taglio al sopracciglio ; fin qui sembra tutto normale tranne il fatto che a causare la sua irritazione non era il dolore del taglio causatogli da un avversario durante la gara oppure il disagio di andare all’ospedale a ricucire la ferita, ma perché tutto questo gli aveva precluso la possibilità di giocare l’intera partita visto che era stato sostituito anzitempo a causa di quell’infortunio. E chi dimentica poi quell’immemorabile slalom all’Albero Tomba, superando avversari come fossero birilli, che ci ha regalato la finale della Coppa Italia Dilettanti. Eh già, il giorno dopo L’Arena giornale di Verona intitolava : “Bolcato regala la finale alla Belfiorese”. Si vero, perché la Belfiorese approda in finale grazie ad una rete decisiva realizzata da Enea Bolcato ad una decina di minuti dal termine della semifinale contro il Caldiero; ed è stato proprio grazie a quella sua invenzione (perché è così che si può definire un gesto simile) che ci ha permesso di giocare la finale di Martellago vinta poi contro il Pozzonovo, diventando per la prima volta Campioni del Veneto per la categoria Eccellenza.
Lui è l’interprete di quella favola che tutti noi da bambini abbiamo sognato ; cioè quella di calcare un giorno palcoscenici calcistici importanti, proprio come ha fatto lui. E certamente con un pizzico di fortuna in più sarebbe anche approdato nell’elite del calcio che conta, ma si vede che doveva andare così. L’insostituibile Enea Bolcato, difensore classe ’92, giocatore tatticamente molto duttile impiegato anche nel ruolo di centrocampista, dai blasonati trascorsi nel Settore Giovanile del Chievo Verona fino alla Squadra Primavera clivense, accasatosi poi per ben 6 stagioni alla Virtus Verona giocandone 4 in serie D, 1 in serie C ed 1 in Lega Pro, per poi approdare per 2 campionati in D nell’Arzignano ed infine giungere oggi alla sua terza stagione da protagonista con la maglia della Belfiorese. Il giocatore che tutti i mister vorrebbero allenare ed il compagno di spogliatoio che tutti i giocatori vorrebbero avere.
“È arrivato il momento dei saluti, quelli che non ti aspetti di fare d’improvviso, ma una spalla malconcia accelera i tempi di ciò che fin da piccolo avrei voluto non accadesse mai” – queste le parole scritte da Enea, che poi continua – “Per me il calcio è stata una scuola di vita che solo gli interpreti possono capire perché dietro quel gesto c’è molto di più che calciare un pallone”.
È tutto vero Enea. Tu che come tanti di noi non hai mai smesso di essere quel ragazzino innamorato del pallone. Tu che con il passare delle stagioni sei diventato un esempio per tutti, per i giovani, per gli allenatori, per i dirigenti, per i tifosi, per tutti quelli che hanno avuto il privilegio di incontrarti. Dici di aver ricevuto molto dal calcio. Sarà vero, ma ti assicuro che al calcio tu hai dato tanto e lo attestano gli infiniti segni di stima che ti sono giunti da ovunque in questi giorni. Chi ama il gioco del calcio non ha potuto fare a meno di apprezzare un campione in campo e soprattutto un vero uomo nella vita come te, che ha seminato tanta umiltà e raccolto meritatissimi elogi.
Grazie di tutto Enea Bolcato.
Qui sotto alcune immagini di Enea che ritraggono i doverosi ringraziamenti da parte di tutta la Società Belfiorese ed i compagni di squadra in occasione della Cena di Natale, l’articolo di stampa del gol che vale la finale, la vittoria di Coppa Italia, il pallone firmato da Enea sul pullman al rientro dalla vittoria di Coppa e la figurina dell’almanacco che lo ritrae con la sua ultima maglia della Belfiorese.
Belfiore, 24/12/2018
@testo scritto da Andrea Varco