Intervista al Direttore Sportivo della Belfiorese Mirko Cucchetto pubblicata all’interno della rubrica dedicata all’iniziativa “Pallone d’Oro 2022” de L’Arena di Verona.

IL DS DELLA BELFIORESE: «PUNTE VECCHIO STILE CE NE SONO POCHE». Diretto al sodo, quando conta davvero, senza sbagliare ne tempi ne modi: da giocatore Mirko Cucchetto era così, un’efficientista in piena regola. Punta vera, col nove sulle spalle, prodotto d’alta fattura della cara vecchia scuola, cacciatore di istanti, rapace d’area, uomo dei palloni pesanti. Appesi gli scarpini, ha dovuto reinventarsi. Da sei anni è il direttore sportivo della Belfiorese. Lì ha portato più di un calibro da novanta: da De Cao a Volpara, da Vesentini a Ballarini, da Speri a Faedo, e la lista potrebbe proseguire.

Mirko esistono ancora i numeri nove alla Cucchetto? Ce ne sono sempre meno, ma di punte vecchio stile qualcuna ne rimane: Ballarini, Vesentini, Brunazzi. Sono nomi di peso e hanno giocato in tutte le piazze storiche e mi permetto di dire Belfiore compresa.

Tra le giovani leve c’è un nuovo Cucchetto? Ci sono profili che possono ritagliarsi una carriera importante, merita attenzione Chesini del Garda, un 2002 interessante. Poi Boni e Fiumicetti del Pescantina.

Direttore Sportivo della Belfiorese da sei anni, come potresti riassumere la tua esperienza in un concetto? Correttezza e credibilità, credo di aver dato e ottenuto rispetto.

Qual’è il tuo credo nella gestione sportiva? Promettere il possibile, non illudere. Ho un’impostazione mia nel formare la rosa: prima scelgo l’allenatore, insieme a lui 4-5 riferimenti dello spogliatoio, poi pesco sempre qualche potenziale da rigenerare.

La miglior punta dell’Eccellenza? Ballarini, Vesentini, Brunazzi.

Un tecnico che ha nel suo bagaglio l’arte di far rendere le punte? Indubbiamente Corghi, le sue squadre segnano una valanga di gol. Poi dico Lonzar, sa il fatto suo e si sta distinguendo.

Il maestro di Cucchetto? Tatticamente Orazio Barana che mi ha insegnato movimenti nuovi. Sul piano temperamentale Vignola e Lissandrini.

Da ex punta cosa osservi in un attaccante? Parto da questo concetto: esistono i giocatori di calcio e poi ci sono gli attaccanti. Chi ha giocato col nove sa a cosa alludo. La miglior dote, la pazienza. Il vero attaccante sa attendere il suo attimo, ce n’è sempre almeno uno in una partita.

Una punta da pallone d’oro? Zerbato, Righetti, Marchesini.

Il potenziale nascosto? Bonetti del Valgatara, se sta bene ha grande impatto sulle partite.

Nomi di pregio nell’argento? Sinigaglia, Favalli, Turozzi. Per i giovani Miatton dell’Atletico Cerea.

Un bronzo luccicante? Fresolone e Gramegna, ci giocavo contro, un piacere vederli ancora in campo.

19 marzo 2022

Categorie: Calcio